Fabio Fantoni

FABIO FANTONI

Ama cucinare e odia stirare. Semiotico e fisico d’origine, tecnicamente sarebbe un “curioso discreto”, affamato di sapere ma non per dare lezioni e stare su una ribalta. Anzi, la professione che svolge da oltre 35 anni – ufficio stampa e comunicazione medica scientifica – va benissimo, perché gli consente di valorizzare gli altri, specie se meritano. E pensare che ha anche una sua agenzia di comunicazione fondata con quattro amici.

Adora il vino ma ne ha bevuto a ettolitri in passato. E dopo ogni festa deve rientrare nella taglia 52 che oggi, a 63 anni, porta in condizioni normali. Quindi da domani, niente alcool e niente pizza, anche se pizza e “mortazza” è una prova dell’esistenza di Dio. Un po’ come il vestir con gusto.

Perché è intollerante al cattivo gusto, all’ignoranza arrogante, al potere gratuitamente esibito, alla mancanza di rispetto e ai discorsi da “sotto l’ombrellone”. I soliti, da decenni.

E’ lento. Lento a chattare e a scrivere ma anche a guardare i paesaggi e la natura intorno a sè. Secondo lui è un vantaggio. Dicono di lui che abbia “le mani bucate” ma ben vengano i buchi se spendi i soldi per studiare, mangiar bene, viaggiare, conoscere. Quindi, se potesse si trasferirebbe anche stasera a New York, una metropoli che ama, sulla Quinta Strada. Magari per ascoltare la Quinta sinfonia dell’immenso Ludwig Van. E scrive poesie, se gli va. Sempre in bilico nel regno di un gatto cieco.